UDINE-MAURILIA In uno dei suoi racconti al Kublai, il Marco Polo di Italo Calvino ("Le città invisibili") racconta di Maurilia. Una metropoli, dove gli abitanti mostrano al viaggiatore cartoline della città 'com'era', provinciale, a misura d'uomo. E lo straniero è preso da un dilemma: ammirare la grazia della vecchia città, senza però al contempo sminuire il moderno dinamismo della Maurilia del presente, di cui gli abitanti sono orgogliosi. E soprattutto, dice Marco, i viaggiatori non devono commettere un errore:"Guardatevi dal dir loro che talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dèi che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati dèi estranei. È vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste tra loro alcun rapporto, cosí come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia com’era, ma un’altra città che per caso si chiamava Maurilia come questa." Uso da anni "Le città invisibili" nei miei corsi (ed è un testo che consiglio a chiunque: in racconti lievi ma molto profondi Calvino usa metafore poetiche per parlarci del nostro vissuto, sia cognitivo sia affettivo, dei luoghi che abitiamo). È un libro che leggo ininterrottamente da 28 anni. Mi è entrato sotto pelle, quasi una seconda natura. Così, quando guardo con interesse e commozione le foto e le cartoline delle Udini passate postate da molti in 'Sei di Udine se...', non posso non pensare alla mia cognizione passata e presente della mia città natale. Giorni fa una foto di via Roma con le magnolie in fiore, primi anni Settanta, mi rievocò la domenica d'aprile del '73 in cui acquistai il mio primo Alan Ford, prima di andare con i miei su in Carnia a trovare dei parenti. Avevo nove anni. Ora: la mia 'via Roma' -la mia immagine mentale di via Roma- è in realtà un album, o meglio un composto eterogeneo. Avendo vissuto in via Percoto fino ai trent'anni, e poco distante fino ai quarantadue, passavo in via Roma quotidianamente. E le mie 'via Roma' sono, quindi, un insieme di foto parzialmente sovrapposte, intersecantisi, un insieme piuttosto confuso -la memoria ricostruisce, senza troppo badare alla precisione temporale. Risponde più al desiderio che alla realtà, riempie i vuoti, rimuove le cose spiacevoli, abbellisce quelle dolci. Paul Simon scriveva in "Old friends", Vecchi amici: "Molto tempo fa, dev'essere -ho una fotografia. Conserva i tuoi ricordi: è tutto quello che ti è rimasto". Le immagini sono fondamentali, sia nel ricostruire i particolari, sia nel farci ricordare quello che abbiamo dimenticato (che non è stato veramente dimenticato, ma che oggi non abbiamo più presente alla coscienza.) Ecco come e perché chi in questo gruppo posta foto e cartoline del passato fa una cosa grande per tutti. Ma aggiungo una cosa. Ovviamente quello che ho detto fin qua sono memorie personali, che rispondono al mio immaginario, alla mia 'via Roma', e alla mia -alle mie- 'Udine'. Che è poi la 'Udine' di un cinquantenne. E le 'Udini' dei novantenni? Dei settantenni, e dei trentenni? Chissà quante altre 'Udine', quante altre immagini di Udine, personali e collettive si agitano nella memoria e nelle storie personali di tutti gli appartenenti a questo gruppo. Chissà quali rapporti tra la Storia per come viene sviluppandosi e le storie di ognuno; i desideri collettivi e individuali mai realizzatisi, e quelli andati a buon fine. Tutte immagini cognitive, e affettive, della città che chiamiamo 'Udine'. E chissà quanto e come a ognuno piace la Udine che vede oggi -la Maurilia moderna- rispetto alle Udini della sua memoria -la Udine-Maurilia della sua infanzia, quella della sua giovinezza, della sua maturità... Poi, c'è la questione della differenza tra chi ancora ci abita, e chi come me se ne è andato per lavoro... Tante storie, tante memorie. |
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